“Per me l’Hip Hop è “vieni come sei”

Siamo una famiglia. Non è questione di security. Non è questione di lustrini, o di quanto è grossa la tua pistola. O di scarpe da basket da 200 dollari. Non è questione di chi è il più in gamba tra noi due. E’ me e te che entriamo in comunione. Ecco perché ha un richiamo universale. Ha regalato ai giovani la possibilità di capire il proprio mondo, che provengano dalle periferie o dal centro o da quant’altro. L’Hip Hop ha anche creato tanti posti di lavoro che altrimenti non esisterebbero. Però, ed è questo l’aspetto fondamentale, credo che abbia sopratutto colmato il gap culturale, avvicinando i ragazzi bianchi ai kid neri, gli ispanici agli asiatici. Hanno tutti in comune una cosa che amano, che supera gli stereotipi e le inimicizie causate da questi stereotipi.[…]L’Hip Hop è una famiglia, quindi tutti possono dire di appartenervi. Est, ovest, nord, sud, veniamo tutti da una terra, e questa terra è l’Africa. Questa cultura è nata nel ghetto. Siamo stati portati qui per morirci. Adesso riusciamo a sopravvivere, ma non ci stiamo ancora sollevando. E’ quello che spero riuscirà a fare la generazione Hip Hop, portarci tutti al livello superiore ricordandoci sempre che non è questione di realtà, di keeping it real, ma di giustizia, di keeping it right.”

Dj Kool Herc.

 

A New York, negli anni Settanta, c’era una mancanza assoluta di intrattenimenti, un clima ostile e pericoloso, droga, rapine, violenza e pochissimi soldi. Si poteva contare solo sulla propria gang, un gruppo di persone che cercavano di sopravvivere all’emarginazione nella quale erano nati e cresciuti. La gente cominciava ad essere stanca di una situazione opprimente e brutale. I giovani cominciarono ad avere voglia di divertirsi e di rilassarsi. Volevano qualcosa che portasse la loro mente lontano dall’apatia nella quale vivevano. Le strade, i quartieri, i parchi divennero presto teatro di una rivoluzione non violenta alimentata da una moltitudine di giovani armati di un desiderio di gioia, divertimento e riscatto che li avrebbe accomunati, l’Hip Hop.

 

L’Hip Hop è la voce della strada, di tutti coloro che non hanno accesso alle istituzioni e ai saperi. Sorto in un contesto postindustriale, dalle promesse non mantenute del Movimento dei diritti civili e dalle incredibili condizioni di povertà dei ghetti urbani statunitensi, si è imposto come rimedio per alleviare la sofferenza dei soprusi di ogni giorno.
L’Hip Hop è considerato uno dei maggiori movimenti culturali nati in America, poiché ha influenzato ed educato migliaia di individui. Esso è nato nell’anno 1973 nel Bronx appunto dal tentativo di normalizzazione intrapreso dalle gang e dagli attivisti comunitari. Il movimento ha probabilmente mosso i primi passi con il lavoro di Afrika Bambaataa, fondatore della Zulu Nation e inventore del nome Hip Hop, DJ Kool Herc e GrandMaster Flash.
I fattori che hanno influenzato la cultura Hip Hop sono complessi e numerosi. Sebbene la maggior parte delle influenze possono essere rintracciate nella cultura africana, la società multiculturale di New York è il risultato di diverse influenze culturali, che hanno trovato il loro modo di esprimersi all’interno delle discipline dell’Hip Hop.

 

Quanti si saranno stupiti nel vedere una discreta folla ammassata in un solo punto, disposta in cerchio, guardare dei ragazzi ballare? Quanti si sono accorti della presenza di strane scritte sui muri? In realtà c’è qualcosa di tutt’altro che banale dietro a tutto ciò. Questo è l’Hip Hop, la perfetta fusione tra le principali forme artistiche dell’uomo: Il disegno, la danza, la musica, e l’espressione vocale. Esso ha, infatti, 4 principali elementi: Writing (graffiti), il Breaking (danza), l’Mcing (rap) e il Djing (dj).

 

Il Writing, anche detto graffitismo o aereosol art, è una manifestazione sociale, culturale e artistica diffusa in tutto il pianeta, basata sull’espressione della propria creatività tramite interventi sul tessuto urbano. Il fenomeno viene spesso associato ad atti di vandalismo, poiché numerosi adepti utilizzano come supporti espressivi mezzi pubblici o edifici di interesse storico e artistico. Generalmente, i writer più vicini a un lavoro di ricerca artistica, tendono a esprimersi in campi più protetti, come nelle “hall of fame”, spazi a disposizione dei writer in cui dipingere più o meno legalmente. I writer che scelgono di esprimersi per lo più in contesti del genere, attraverso la scelta consapevole e responsabile del supporto per la pittura, si distinguono da quelli che intervengono anche su edifici di interesse storico e artistico. Ogni writer, qualsiasi sia la sua inclinazione e provenienza, ricerca e studia un’evoluzione personale, per arrivare a uno stile proprio in modo tale da distinguersi dagli altri ed essere notato maggiormente.

 

Il Breaking è nato come danza metropolitana eseguita per le strade da neri e portoricani. Accompagnata dalla break music, concitata, dura e spesso ridotta alla sola ritmica, la break dance è una danza da marciapiede di carattere acrobatico. La straordinaria novità portata dalla Break Dance consiste nel “contatto con il suolo”. In nessun altro stile di danza, fino ad allora, si erano studiati ed approfonditi movimenti al suolo. La Break Dance, inoltre, è stata caratterizzata, fin dall’inizio, da passi e movimenti estremamente spettacolari. I breakers, dopo aver imparato i movimenti fondamentali, si allenano costantemente per migliorarli e legarli fra loro creandone di nuovi, sempre più impegnativi e spettacolari. Originariamente il breaking prende vita in strada nei cosidetti cypher: cerchi di persone dove i b-boy si alternano per eseguire una sessione di ballo. Oltre che un momento di espressione ed allenamento, il cypher rappresenta un modo di socializzazione giovanile. All’interno del cypher può nascere una sfida individuale o di gruppo, chiamata in gergo battle. Il breaking è solo il primo stile creatosi per quanto riguarda la danza Hip Hop, a esso ben presto si aggiunsero molti altri stili, che, si formarono su ritmi tipicamente funky e vennero danzati principalmente in piedi. Tra i maggiori ricordiamo il popping e il locking. Al giorno d’oggi possiamo osservare l’evoluzione dell’Hip Hop, che va dall’house al krumping, fino al newstyle, Hip Hop in generale.

 

Componente di base del fenomeno culturale hip-hop è il rap, musica che affonda le sue radici nella cultura orale nera americana, ma anche nel blues, nei sermoni religiosi e che ha prodotto forme musicali assai diverse tra loro, dal semplice gioco musicale alla dura protesta sociale e politica. L’MC (Master of Cerimony) è colui che esprime il proprio pensiero scrivendo e rappando i propri testi. Tipicamente il rap consiste di una sequenza di versi molto ritmati, incentrati su tecniche come rime baciate, assonanze e allitterazioni. I testi delle canzoni affrontano in particolar modo tematiche a sfondo sociale.

 

Il DJing è l’arte di creare musica Hip Hop. Il rapper, infatti, scandisce i versi su una base, cioè una successione di note (“beat”) creata da un Dj, detto beatmakers. Questo “beat” è spesso creato usando un campionamento percussionistico di un’altra canzone, generalmente funk o soul. Altri Dj, invece, operano con piatti e mixer per creare e mixare effetti che danno diverse sfumature alle basi stesse e alle canzoni. Molti suoni sono di frequente campionati, suonati con un sintetizzatore o creati con strumenti veri.

 

L’Hip Hop rappresenta una finestra aperta sul mondo, alla quale tutti sono invitati ad affacciarsi. Chi lo fa ha improvvisamente qualcosa da raccontare, qualcosa su cui riflettere e, spesso, scopre qualcosa per cui combattere, contribuendo a vigilare sulle ingiustizie e le iniquità perpetrate dalle istituzioni. L’Hip Hop è diventata la cultura preferita di tutti i giovani immigrati, delle minoranze etniche, dei giovani delle favela così come di quelli delle banlieue. E’ un mezzo con cui i giovani possono esprimere sentimenti e frustrazioni. Anche negli Stati Uniti, dove l’Hip Hop è nato e dove gli interessi pecuniari lo hanno talmente stravolto da renderlo irriconoscibile, il movimento è ancora attivo e mantiene certe caratteristiche dello spirito originario. I muri parlano, l’aria è intrisa di un messaggio che ispira e rafforza la gente. L’Hip Hop è una forma d’arte senza prezzo e continua a essere un’occasione di confronto e dibattito per i giovani, liberi da qualsiasi controllo. L’Hip Hop è una forza in continua espansione e rivoluzione, contraddistinta da una sorprendente flessibilità che le permette di adattarsi e “riciclarsi senza sosta”. In trent’anni di vita il fenomeno ha varcato i confini degli Stati Uniti e si è diffuso nel mondo intero.
La sensazione è che non si possa capire l’Hip Hop guardando l’enciclopedia perché c’è un qualcosa che si respira nell’aria, in grado di diffondersi ovunque: è importante cercare di “sentirlo” più che capirlo. Sebbene il futuro è cosa oscura, una cosa è certa: dopo trenta anni di Hip Hop il mondo è cambiato.

 

Ramona Ferraro

 

Fonti:
– Wikipedia
– Can’t stop won’t stop (Jeff Chang)
– Hip Hop. Parole di una cultura di strada (Nicolo’ De Rienzo)
– Renegades of funk (u.net)